La mia esperienza presso “Les enfants d’Ornella” ~ di Andrea Capuzzi

Pubblicato da Federico Nellen il

Dovevo solo essere uno spettatore

Com’è già conoscenza ai più, io non avevo ipotizzato di fare questa esperienza di volontariato.

Da borioso viaggiatore indipendente quale amo definirmi, avevo solo pensato di fare un viaggio in Africa zaino in spalla dato che,Magreb a parte, non potevo asserire di conoscere questo continente che da sempre riesce ad attrarmi per il suo fascino ancestrale.

Africa vuol dire un’infinità di cose ma noi Occidentali con la stessa superbia con la quale io mi definisco “un viaggiatore” abbiamo la tendenza ad indicare sotto la voce Africa solo le seguenti parole: povertà, instabilità, guerre, bambini che sorridono nonostante le difficoltà e migrazioni, con tutto il qualunquismo e la propaganda che ne consegue.

Ed è appunto il tema delle migrazioni quello a cui mi sento più sensibile negli ultimi anni ed il motivo per il quale ho deciso che fosse arrivato il momento di unire la mia passione per il viaggio, al tentativo di provare a capire cosa ci fosse al di là del mare.

Conoscevo i Bambini di Ornella ma avevo semplicemente pensato di fare visita al centro a Kelle solo per un paio di giorni, per vedere dal “di dentro” la realtà del volontariato e della cooperazione, per assisterci come “spettatore”.

Così scrissi a Severino su Messenger e lui, oltre a dirsi disponibile ad accogliermi al centro, mi propose un incontro in occasione della fiera “L’isola che c’è”.

Durante l’incontro invece, Severino mi invitò a visitare il centro ma nelle vesti di volontario e non di mero visitatore, tanto -diceva lui- in giro ci puoi andare nel weekend quando il centro è chiuso.

La proposta mi colpì e misi subito le mani avanti spiegando a Severino che non avessi la minima esperienza di natura pedagogica, educativa, sociale, assistenziale né tantomeno pratica.

Non ricordo le parole giuste ma ricordo che le percepii più o meno come un: “non sei capace di giocare a pallone coi bambini?”. Credo di avergli risposto che “no, a pallone sono negato ma se basta l’entusiasmo e la capacità di donare qualche sorriso, beh allora posso valutare la tua proposta!”.

Severino mi mise in contatto con Sara e Stefano e da lì a pochi giorni decisi che, imprevisti e/o problematiche lavorative a parte, avrei intrapreso questa esperienza.

Ed ora, ad esperienza conclusa posso dire che non avrei potuto scegliere meglio!

È stata un’esperienza fantastica, sia dal punto di vista umano che della mera conoscenza di dinamiche a me totalmente sconosciute!

Io superbo viaggiatore, che pur non avendo vissuto l’Africa si era documentato sulle varie sfaccettature sociali di quel continente ed era convinto di conoscere tanto in merito, si è dovuto rendere conto che doveva imparare tutto quasi da zero! Ma non me ne sono reso conto con rassegnazione ma con un incredibile entusiasmo per avere la fortuna di essere seduto a quel banco di scuola per apprendere un sacco di cose che non sapevo.

Il primo giorno ammetto sia stato impegnativo. Era un Giovedì ed in tarda mattinata andai con Baba a prendere dei Talibè, se non erro alla Darah di Niangal

Le condizioni della Darah mi scioccarono! Non pensavo che la situazione potesse essere quella, benchè dell’indigenza e delle problematiche dei Talibè fossi stato informato. Vederle con i miei occhi fu indescrivibile! Li portammo al centro ed appena arrivati notai in loro quel bisogno di esprimere un grido di libertà e di “giovinezza” che finalmente, lì in quel cortile, potevano esternare…loro che invece, a livello “valoriale” dovevano venire “educati” all’austerità ed all’umiltà! Ho volutamente virgolettato le parole che ritengo controverse!

Dei bambini presso il centro mi stupì la spasmodica ricerca di attenzioni, perfettamente rappresentata dall’ingresso al dispensario anche di bambini con un graffietto della pelle superficiale o cicatrizzato da settimane, pur di ricevere attenzione e cura da parte di un adulto.

Lo notai indistintamente nei bambini di spiaggia e nei Talibè.

Nei bambini di spiaggia notai invece di più la ricerca del contatto fisico: chiedevano di essere presi in braccio, ti abbracciavano insistentemente, gradivano ricevere carezze.

Nei Talibè invece, anche se non sono mancati episodi in cui sono stato abbracciato ed accarezzato, ho percepito meno ricerca di contatto fisico ed in taluni anche una cerca ritrosia, ma una ricerca invece più marcata di conferma di aver fatto bene qualcosa: un volersi mettere in mostra per sentirsi grandi, uomini, appropriati! Questa la sensazione che ho avuto nei 4 giorni in cui li ho incontrati presso il centro. Loro, forgiati ad essere “uomini” ed a doversela cavare da sola, hanno bisogno di poter essere bambini ed allo stesso tempo di ricevere conferme che siano dei “duri”!

È stato stupendo vedere che il Centro Les Enfants D’Ornella, venga percepito da tutti come “un’oasi felice” in cui potersi addentrare per respirare un po’ di serenità.

L’ho visto nei Talibè, l’ho visto nei bambini di spiaggia, l’ho visto nei ragazzi che il pomeriggio ci vanno a mo’ di oratorio e l’ho percepito negli sguardi degli adulti o nei loro commenti “ah sei volontario all’Ecolé di Severino?”.

Sono stato in Senegal solo 13 giorni e di questi solo 9 li ho trascorsi al centro.

Ho avuto l’impressione che in tanti momenti fossi solo uno spettatore e che le giornate scorressero velocemente davanti ai miei occhi. In quasi tutti i momenti ho pensato che stessi assistendo ad un film! Un film con numerosi protagonisti ed innumerevoli comparse, ma ognuna con il proprio ruolo, la propria storia e qualcosa da condividere con me.

Ho vissuto un’infinità di situazioni:

  • ho intrattenuto i bambini
  • li ho “sorvegliati” col mio occhio da padre apprensivo italico (benchè non abbia figli)
  • ho osservato gli educatori nelle loro lezioni e nelle loro metodiche educative
  • ho assistito a come Federico -bravissimo volontario- e gli infermieri -quelli veri- medicavano i

    bambini (io non ho avuto la forza di provarci)

  • ho accompagnato alcuni bambini malati ai dispensari della Comunità Rurale di Yene insieme a

    Sandro e agli altri infermieri.

  • Ho incontrato le comunità di albini
  • ho fatto lavori di manovalanza per la manutenzione del centro

MA SOPRATTUTTO ho ascoltato le storie che la gente, Severino in primis, i locali o gli altri volontari con una pregressa esperienza di Africa, hanno avuto la voglia di raccontarmi e la pazienza di rispondere alle mie innumerevoli domande!

È stato un modo magnifico di trascorrere 2 settimane della mia vita e spero di riuscire a ripetere l’esperienza presto, magari già nel 2020 Insallah!

Ringrazio “I Bambini di Ornella”, Severino, Angelo, gli operatori di Kelle e tutto il direttivo, per avermi dato questa splendida opportunità!

A presto

Andrea



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